Mai come negli ultimi mesi l’incertezza ha preso il sopravvento nel tessuto sociale italiano anche in tema di sport organizzato. Gestire una società dilettantistica è già complicato di per sé, per tutta una serie di motivi che atavicamente persistono nel nostro Paese, ma farlo al tempo del Covid-19 rischia di essere impossibile senza la capacità di vedere oltre l’emergenza e di un ottimismo che sfiora, a volte, la follia.
Come Rugby Treviglio, abbiamo deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di affidarci alla nostra voglia di andare sempre avanti, abituati anche sul campo a conquistare la meta centimetro dopo centimetro, con coraggio e passione, intesa anche come sofferenza, come capacità di non mollare, di tirare fuori il meglio proprio quando si è sotto pressione. E sempre seguendo le regole, rispettando l’avversario, anche se infinitesimamente piccolo, invisibile, insidioso.
E così il 16 giugno 2020, non appena è stato possibile, non ci abbiamo pensato due volte: seniores subito il campo come apripista del nostro movimento di base. Certo, non era rugby, ma era bisogno di stare insieme, di ritrovarci e di organizzarsi convinti che prima o poi la normalità sarebbe arrivata. Sudore e fatica nel rispetto del protocollo FIR per riconquistare quell’abitudine a correre, a sentire i muscoli tendersi e abituare il corpo al sano dolore dello sforzo atletico. A metà luglio finalmente la prima possibilità di ritrovare gradualmente il contatto, il gesto tecnico del placcaggio: per chi gioca, la vera droga che ti fa alzare presto la domenica per calcare i fangosi campi di periferia.
Le prime due settimane di agosto fermi per riprendere slancio, quella rincorsa che ci ha portato di nuovo il 18 sul campo, in tanti, anche con la nostra U18, per la preparazione atletica, classico preludio di un campionato che, invece, molti, troppi, dicevano impossibile, lontanissimo. E poi via a metà settembre con gli allenamenti di sempre, dalla U6 agli OLD, sempre più convinti che il rugby di base avrebbe ripreso presto e che bisognava farsi trovare pronti all’appuntamento.
Essere visionari significa anche questo: pensare contro-corrente, voce fuori dal coro che non intende arrendersi. Anche fuori dal campo, con dirigenza e staff che non si accontentavano di sbrigare l’ordinario. E così sempre alla ricerca, anche in piena emergenza pandemica, di nuove figure che colmassero gli slot liberi, che portassero idee innovative, che accrescessero il livello tecnico. Sforzi economici e organizzativi importanti, senza paura, senza momenti di sconforto, cercando di gravare sempre meno sull’economia delle famiglie e degli atleti.
Come quando a luglio abbiamo organizzato con successo il primo camp estivo, nonostante le incertezze e le giuste limitazioni sanitarie e ludiche e, oggi, offrendo gratuitamente a tutti i tesserati l’esecuzione dei test sierologici obbligatori per la ripresa delle competizioni, garantendo anche assistenza a chi dovesse avere bisogno di ulteriori misure sanitarie.
Abbiamo molte ambizioni e non sarà certo il COVID-19 a fermare la nostra corsa verso la meta. Corsa che in pochi prevedevamo assai prossima e che invece ci vedrà tornare in campo già dal 15 novembre!
Ci tenevamo, in poche righe, a raccontarvi di noi, di come una piccola realtà ha saputo reggere ad un urto epocale, sperando di invogliarvi a credere in noi, a sostenerci e, soprattutto, a diventare parte della nostra famiglia!
SOLI MAI !!!